Ex adolescenti degli anni ‘90, appassionati di fantascienza e romanzi distopici, avranno forse immaginato, durante la propria carriera scolastica, un futuro in cui non ci sarebbe stato bisogno di recarsi nell’edificio scuola per acquisire conoscenze, abilità e competenze. Avranno immaginato un futuro in cui uno studente avrebbe potuto servirsi della tecnologia informatica per accedere a classi virtuali (e magari avere nella propria stanza l’ologramma del docente).
Quel futuro è qui, oggi, marzo 2020.
In seguito alla pandemia da Covid-19 l’intera umanità è costretta a misure di contenimento, perciò gli edifici scolastici sono stati chiusi e il ministero della pubblica istruzione ha invitato le scuole di ogni ordine e grado ad attivare una didattica a distanza (DAD), limitandosi a proporre le modalità valide ai fini dell’apprendimento, quali streaming o video lezioni in remoto, lasciando alle scuole la scelta della piattaforma su cui lavorare.
L’Istituto Salesiano di Caserta è stato da subito operativo, grazie ai docenti Massimo Barone e Emanuele Di Rubbo, i quali, secondo lo spirito salesiano, hanno messo la propria competenza informatica a disposizione del corpo docente e hanno permesso di fatto alla scuola di attivare immediatamente la DAD. Non una parola, da parte del MIUR, su metodologie e strategie da adottare, nonostante non esista una letteratura di “buone prassi” per il virtuale: quelle consigliate sono tutte pensate per luoghi fisici. Vengono in soccorso ai docenti ed educatori salesiani le parole di don Bosco: “l’educazione è cosa del cuore” e “buon Cristiano, onesto cittadino”. Anche don Bosco ha vissuto epidemie, e non si è mai sottratto nel dare conforto ai suoi ragazzi, esortandoli anche ad aiutare gli ammalati e chi si trovasse in serie difficoltà.
La missione educativa è questa: formare individui che da adulti sapranno come applicare le competenze acquisite; aiutarli nel realizzarsi pienamente nelle loro dimensioni personali; far sperimentare loro valori e diritti quali uguaglianza, libertà di pensiero, altruismo, lavoro, solidarietà, inclusione, alla base della nostra Costituzione. La scuola salesiana di Caserta vuole fortemente proporsi come sostegno morale a tutti i suoi studenti in questo sconcertante periodo storico, ricreando quell’abitudine di incontrare, seppure in un luogo virtuale, i propri insegnanti e compagni di classe, per mantenere e magari rafforzare le relazioni sociali. I docenti si collegano dal proprio appartamento, così come gli studenti, secondo l’orario scolastico, alternando spiegazioni a letture dai libri di testo (anche per fare riposare gli occhi dal video) e facendo svolgere esercizi relativi agli argomenti per verificare l’apprendimento e la partecipazione degli studenti. Agli studenti è stato chiesto di attivare la webcam (ma senza obbligo), per rendere più efficace la video-lezione, e di evitare di presentarsi in pigiama, per mantenere quella routine necessaria alla convivenza adeguata in società. Gli alunni di primaria e medie, in queste settimane di organizzazione e rielaborazione dei metodi didattici, sono stati supportati da genitori e fratelli e sorelle maggiori: i più grandi che aiutano i più piccoli, come voleva don Bosco. A molti studenti manca la dimensione del cortile, punto di forza della scuola salesiana, perché luogo di libero gioco, incontro e confronto con i propri pari, e dove gli insegnanti possono interagire con gli allievi in modo spontaneo. Qualche ragazzo ha reagito partecipando a flash mob sul balcone della propria casa, cantando, sentendosi parte del quartiere in cui vivono, con dentro il cuore la certezza che Don bosco aspetta tutti in cortile per poter di nuovo fare festa assieme. Certamente il luogo fisico della scuola resta l’ambiente più idoneo per la formazione di un individuo, ma questo è il momento storico in cui la scuola italiana deve davvero (e finalmente) diventare per tutti e per ciascuno. Se non ora, quando?

L.M.